Pubblicato il 30 aprile 2021 in risposta alla domanda “Perché se vivi tanto tempo all’estero ti accorgi di “non riuscire più” a tornare in Cina?”
Perché ormai non riesci più a tornare a vivere in società: il motivo è davvero così semplice.
Vivo all’estero da oltre dieci anni: all’estero vivi fuori dalla vita sociale. Non importa che tu sia lì come dipendente o per affari: la tua vita è essenzialmente slegata dal contatto con la società locale. Non importa quanti amici locali tu abbia o quale sia la tua rete di contatti: per te, in fondo, quel posto è soltanto una città adottiva del tutto irrilevante, e per la gente del posto, a colpo d’occhio, sei uno straniero che non c’entra nulla. Queste sono cose che non possono mai essere né superate né cambiate.
Questo vuol dire che molti problemi della vita sociale, che a te interesserebbero in Cina, se stai all’estero non ti interessanno affatto, perché inconsapevolmente pensi che siano problemi della gente del posto. Che le cose vadano bene o male sono solo fatti loro, di loro responsabilità: non c’entrano affatto con te. Tu devi solo prestare attenzione alle informazioni sulla sicurezza pubblica e sull’economia.
Per la gente del posto sei un estraneo, un diverso a prima vista: non importa quanto sia buono il vostro rapporto, tanto non ti tratteranno mai come se fossi uno di loro. Di conseguenza, non ti giudicheranno nemmeno secondo i valori della loro società locale, perché non le appartieni. Alcune persone che vivono da poco tempo all’estero fraintendono questa cosa pensando che all’estero le relazioni interpersonali siano molto semplici, ma in verità è solo perché non sei degno di entrare nella cerchia mentale della gente locale. In quanto emarginato, gli altri non hanno intenzione di avere una relazione profonda con te, ma mantengono nei tuoi confronti una modalità di risposta più elementare. Ovviamente, dato che si comportano così con te, le relazioni interpersonali ti sembreranno molto semplici.
Invece, tornando in Cina, è come se tornassi nella società: dovrai preoccuparti dei problemi della vita sociale, e dovrai pure preoccuparti delle opinioni che gli altri si fanno sul tuo conto. Son tutte cose per niente divertenti.
Alcune persone, nei commenti, hanno paragonato il lavoro e la vita all’estero a lavorare e vivere in Cina in una città diversa dalla propria città natale. In realtà, non è paragonabile. Se sei un immigrato stabilitosi legalmente a Pechino, Shanghai o Guangzhou, sentirai nell’intimo di essere un nuovo pechinese, shanghaiese o guangzhouese: sarai circondato da gente sconosciuta, ma sarai pur sempre parte di una folla.
Invece, in un paese straniero – non riesco tanto bene a descriverlo… diciamo così: – attorno a te ci sono “personaggi di un film”, che ti vedono a loro volta come un personaggio di un film: né tu né loro vi considerate veri simili, e mai e poi mai diventerete un gruppo.
Vi faccio un esempio per spiegarvi meglio. Io all’estero lavoro come agente immobiliare: ogni volta che presento immobili locali a clienti cinesi dico sempre loro, per correttezza, quali precedenti proprietari erano morti in quella casa, senza però che nessun cliente abbia mai mostrato fastidio per questo. Tutti mi dicono di non aver paura dei fantasmi stranieri. Quando invece ero giovane, e lavoravo come agente immobiliare in Cina, se l’ex proprietario di una casa era morto, anche se non in quella casa, i clienti erano comunque visibilmente infastiditi.
Per quanto riguarda poi gli stranieri che affittano una casa in Cina, non ho mai incontrato nessuno che chiedesse se fosse successo qualcosa di brutto in quella casa. Ora che sono invece all’estero, tutti gli inquilini e gli acquirenti locali che ho incontrato insistono chiedendo in continuazione informazioni sul precedente proprietario. Dove vivo, tutte le transazioni, dalla dichiarazione di successione, sono registrate negli atti notarili, nei quali non mancano informazioni come “Il tal proprietario è morto in casa nel tal mese di tal anno. Non ha lasciato testamento e, secondo la legge, la casa viene ereditata da…”
“Come è morto il compianto ex proprietario?” “In quale stanza è morto?” Devono sempre esaminare tutto fino in fondo, e, oltre a fare domande a me, chiedono pure ai notai e ai vicini, temendo di non vivere poi bene lì.
Per dirla senza mezzi termini, tu e lo straniero, nell’intimo, non vi considerate l’un l’altro nemmeno esseri umani, a tal punto da non avere neppure paura dello spirito dell’altro. Hai mangiato carne per così tanti anni, ma non ti sei mai preoccupato che il fantasma di una bestia ti apparisse nel bel mezzo della notte per regolare i conti con te, giusto?
Inoltre, parlando di generazioni future, la tua prossima generazione sarà il nativo di Pechino, di Shanghai o di Guangzhou, e Pechino, Shanghai o Guangzhou diverranno la loro vera città natale. Saranno trattati allo stesso modo dal popolo di Pechino, di Shanghai o di Guangzhou, sia in termini di accettazione che di interazione sociale.
Questo invece è impossibile in un paese straniero: i tuoi figli non riceveranno un’accettazione di molto superiore alla tua, anche se quella sarà la loro città natale.
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Yuzhong Detto così sembra che noi, esamisti¹ e negri da tastiera² dei villaggi di campagna, quando andiamo a lavorare a Shenzhen e a Shanghai per più di 10 ore al giorno riusciamo poi a integrarci nella società locale
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FX Volevo proprio dire quello che hai detto tu. Non riesco più a tornare nella mia casa natale e in questa nuova città non riesco a integrarmi. Non so proprio come descrivere questa sensazione
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Ouyan Anch’io volevo dire questo. Come mai la vita descritta dall’autore sembra esprimere così bene la sensazione che provo io vivendo in una città di primo livello³…
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BWM Hai ragione: Shenzhen e Shanghai infatti non sono casa tua. Se riesci a stabilirti vuol dire che ne hai le capacità, e se non ne hai le capacità allora devi tornartene da dove sei venuto. Nessuno ha il dovere di assumersi al posto tuo la responsabilità se riesci o meno a stabilirti a Shenzhen o a Shanghai, così come nessuno ha il dovere di assumersi la responsabilità per quelli che riescono o meno a stabilirsi all’estero
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DXZ È diverso penso: se vai a studiare in una città di primo livello, dopo esserti laureato hai ancora l’intera università per svagarti con gli amici, e poi ci sono pure altri studenti della tua stessa città natale, che hanno fatto con te le medie o le superiori. All’estero, invece, anche se ti laurei in un’università locale, la tua cerchia rimane sempre quella delle solite decine o centinaia di cinesi
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Caiyin Yang (autore) Come posso dire… Vi faccio un paragone: se vivi in un’altra città in Cina vivi in mezzo agli sconosciuti, però anche se ti senti solo non sei uscito dalla società; se vivi invece all’estero è come se vivessi in un luogo sperduto privo esseri umani, e per questo ti senti, di solito, uscito dalla società.
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¹ Con questa espressione (zuòtíjiā) si indicano gli studenti che passano le giornate a esercitarsi sugli esami, per accedere a università prestigiose.
² I “negri da tastiera” (mǎnóng) sono i programmatori informatici di basso livello che svolgono mansioni ripetitive e meccaniche.
³ Le città sotto il Repocio sono informalmente classificate in livelli di importanza. Al primo livello appartengono Pechino, Shanghai, Shenzhen e Guangzhou.
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YiQingKong Non ci sono pettegolezzi, vivi e lavori per conto tuo e, in più, molto probabilmente sei anche più ricco che se stessi in Cina. Difficile essere più tranquilli di così
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GT Tranquillo sei tranquillo, però quando si divide la torta della società a te non spetta nemmeno una fetta. Pensa agli Stati Uniti: i cinesi mediamente guadagnano molto di più rispetto ai neri, però non possono comunque evitare cose come l’emanazione dell’Asian Subdivision Act⁴ e le aggressioni contro i cinesi agiati da parte dei Black Lives Matter⁵.
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LZ È molto semplice: l’uomo è un animale sociale
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SB C’è gente che quando sta all’estero si lamenta per lo scarso peso politico dei cinesi e per la poca vita sociale, e quando è in Cina non vuole fare gli straordinari, non vuole lavorare per più di dieci ore al giorno e detesta l’involuzione⁶. Mi sa che questa gente vuol mangiare scoregge: vadano a dormire, nei sogni c’è tutto quello che desiderano.
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Zhang Quando le tensioni sociali si aggravano, il primo a venir ucciso e mangiato è proprio quello tranquillo come te.
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HappyNewYear Le persone socialmente insignificanti sono anche quelle che vengono abbandonate più facilmente: si usa l’espressione “è insipido” per rifersi a loro.
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PS Sei una persona indipendente, matura e sveglia. Per te quindi non dovrebbero esserci problemi. Però la tua prossima generazione vorrà tanto integrarsi, ma la barriera invisibile sarà così grande che per integrarsi forse esagereranno. Li lascerai fare allora? 😞
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DXZ Non penso: io anni fa vivevo in un paesino statunitense, e la mia cerchia sociale era composta solo da una decina di colleghi cinesi. Anche se non vai d’accordo con loro non osi andartene via. Non è vero che sei tranquillo e ricco: certo, riesci a sostenere le spese quotidiane, però per quelle straordinarie questo non è tanto fattibile. Se devi fare un trasloco e non hai nessuno che ti aiuti devi spendere almeno qualche migliaio di dollari. Figuriamoci poi se ti accade un imprevisto: quale ufficio devi contattare, chi devi cercare per risolvere il problema… se sei da solo è come se fossi cieco. Per questo le chiese cinesi sono molto più unite rispetto a quelle locali.
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Caiyin Yang (autore) Sì, è una tranquillità che ti fa stare bene, però al contempo le tue capacità sociali si deteriorano. Quando arriva il giorno in cui devi per forza tornare in società, lì farai tanta fatica ad abituarti.
Questo significa che non solo se torni in Cina non riesci ad abituarti, ma anche senza tornare in Cina: se, per qualche motivo, devi per forza entrare in contatto per davvero con la società locale, per esempio se devi risolvere qualche questione fastidiosa della vita sociale, pure lì non riuscirai ad abituarti. Avrai la sensazione che la società locale all’improvviso si sia incattivita contro di te, però in verità è solo perché non riesci ad abituarti a tornare in società
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⁴ Una serie di leggi emanate da diversi stati degli Stati Uniti durante la presidenza di Obama tese a scomporre l’attuale categoria “asiatico” in “cinese”, “vietnamita”, “giapponese”… privilegiando così le altre minoranze asiatiche a discapito della maggioranza cinese e permettendo un raccolta più stringente dei dati dei cinesi d’origine.
⁵ GT usa l’errata traduzione “Le vite dei neri sono pregiate”, che veicola l’idea che i Black Lives Matter siano un movimento suprematista (“Come!? Le vite degli asiatici sono invece a buon mercato?”).
⁶ Neologismo che indica il calo della produttività e il peggioramento della condizione lavorativa a causa dell’eccessiva competizione tra colleghi.
Commento 3
aGuy Vivo a Vancouver da sei anni e sono d’accordo con ciò che dice l’autore. I cinesi fanno davvero fatica a integrarsi nella società locale; pure gli asiatici cresciuti in America vengono considerati come stranieri. Per essere considerati gente del posto bisogna parlare un inglese senza accento, avere un nome occidentale e credere nella loro religione: nessuna delle tre cose può mancare. Ma anche in quel caso, in base alle mie osservazioni, in un posto come Vancouver, dove gli asiatici costituiscono la metà della popolazione, gli asiatici locali stanno per lo più con altri asiatici del posto: con i bianchi non hanno mai un grande contatto. È anche per questo motivo che secondo me l’America, essendo un paese di immigrati, non riuscirà mai a essere realmente unita.
I cinesi come noi che stanno all’estero non riescono a integrarsi nella società locale, il che danneggia davvero tanto le nostre energie e la nostra condizione sociale. Ad esempio, se vuoi commerciare per conto tuo, è certamente importantissimo avere un amico locale che ti indichi le scorciatoie. Essere privi di relazioni col resto della società è proprio come essere uno struzzo, e nessuno si preoccuperà di te quando i tuoi interessi saranno danneggiati.
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Sizhe In un posto come Vancouver, diventare una persona omologata per integrarsi può ancora funzionare. In effetti, il Canada è ancora abbastanza bianco: così bianco che gioca ancora alla guerra tra inglese e francese. In America però, in certe città, non c’è proprio una tendenza dominante: tutti sono separati, quindi non c’è nemmeno il bisogno di integrarsi.
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FL Non c’è nessun problema se stai poco con i bianchi. Invece il problema sorge con evidenza se non sei bravo in inglese: spesso non ti rendi conto che il tuo modo di essere è al di fuori della tendenza dominante della società attuale, e in più finisci pure per sentirti discriminato dagli altri, perché lì sei davvero un tipo bizzarro.
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Sebastian La religione è essenziale? Si vede che lei non capisce nulla della comunità bianca… La cosiddetta religione è solo una scusa. Fondamentalmente vogliono che tu accetti l’ideologia occidentale e ti separi risolutamente dai comunisti cinesi… Il cristianesimo sta vivendo una crisi di marginalizzazione in Occidente, specialmente in Europa occidentale e in Canada. Negli ultimi decenni, la trasformazione del sistema educativo da parte dei bianchi di sinistra ha portato un gran numero di giovani ad avere un netto sentimento di avversione verso il cristianesimo.
Per quanto riguarda il nome inglese, penso che questo sia normale ovunque. Uno straniero in Cina non usa pure lui spesso un nome cinese? Il nome serve per essere chiamato dagli altri. Se tiri fuori un nome che nessuno riesce a pronunciare, non fai perdere al nome il proprio senso? C’è da dire che ora i giovani in Canada ricevono nomi sempre più ridicoli…
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flyingchow Se non sai bene l’inglese non è una ragione per discriminarti: Vancouver ancora adesso si sta impegnando per diffondere sempre di più il cinese
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JLi.Ken Per questo non prendo la cittadinanza: appena vado in pensione me ne torno in Cina! 🤣
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MS Non sono per niente d’accordo su questo… Vivo nell’Alberta e non ho problemi a integrarmi nella società locale. Non uso un nome inglese, parlo fluentemente l’inglese ma non ho certo un accento puro, e figuriamoci se sono religioso; nemmeno la maggior parte dei miei amici è credente. Il Canada è costituzionalmente una società multietnica: finché non ci sono problemi di relazione sociale, in genere non ci sono poi neppure i problemi di integrazione che hanno menzionato (escludendo gli studenti di prima generazione e quelli che sono immigrati qui a mezza età). Credo che le cose stiano così, forse: a Vancouver pensi che i bianchi siano la tendenza dominante, ma in realtà la tendenza dominante a Vancouver sono gli immigrati asiatici. Cioè non ti sei reso conto che in verità sei tu la tendenza dominante ahahah
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Commento 4
fine.vine Ehi ehi, come mai io, non importa se sono nella mia città natale, a Zhengzhou, a Shanghai oppure all’estero, mi trovo sempre più o meno nella stessa situazione?
Gli otaku non meritano di avere il loro ambiente culturale.
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YY È diverso.
In Cina, come nella tua città natale, hai comunque tu la possibilità di scelta. Se prendi l’iniziativa per relazionarti alla gente, allora troverai degli amici. E avrai una tua cerchia
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fine.vine Piccole cerchie di persone le hanno tutti: sono solo quelle poche con cui hai davvero un buon rapporto.
Però a Shanghai ero sempre così occupato. Quando ero celibe potevo ancora uscire, ma dopo essermi sposato appena uscivo dal lavoro volevo solo tornare a casa a fare compagnia a mia moglie, e nel fine settimana soltanto sdraiarmi, sognare a occhi aperti e occuparmi delle faccende familiari. In un anno incontravo ed uscivo con gli amici solo poche volte.
Non avevo più la testa per occuparmi di socializzare: ero diventato sempre più insensibile alle mode culturali e alle discussioni di politica e amavo sempre più la PS4. Dopo che sono andato all’estero le cose sono andate un po’ meglio. Ho il tempo per portare a spasso il cane dopo il lavoro, posso fare l’orto e piantare i fiori, in più poi posso chiacchierare coi miei vicini e nel fine settimana riesco pure ad andare in macchina a pescare (e il viaggio dura un’ora).
Quindi, l’ambiente culturale di Zhengzhou, di Shanghai e dell’estero, in realtà, non ha nulla a che fare con un otaku che ha famiglia come me.
Il guadagno, la sicurezza, la stabilità e l’istruzione sono le cose più importanti per me: all’inizio volevo solo stare a Shanghai, però non riuscivo a convincere mia moglie, perché lei odia gli straordinari.
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DXM Con questo argomento non riesci a convincere la maggior parte delle persone, perché loro non credono affatto che tu all’estero possa avere una qualità di vita migliore della loro… Anche se quella stessa gente la ritrovi sotto un altro post a inveire contro l’involuzione e il prezzo delle case.
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Luosanshu Non essere così presuntuoso, non è così difficile essere a conoscenza di come vivono all’estero: ora in Cina tante famiglie hanno parenti all’estero.
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fine.vine Dal mio personale punto di vista, la qualità di vita a Shanghai e quella all’estero hanno entrambe i loro pregi e i loro difetti. Personalmente sono più abituato al lavoro e alla vita di Shanghai: sono andato all’estero solo per conciliare lavoro e famiglia.
In Cina inveiscono contro l’involuzione e i prezzi delle case, e qui contro il governo e tutte le altre cavolate.
La cosa interessante è che i vecchi immigrati, che sono all’estero da più di 15 anni, pensano che vivere all’estero sia meglio rispetto a vivere in Cina, mentre invece quelli nati negli anni ’80 e ’90 come noi sentono che non cambi tanto tra vivere in Cina o all’estero. Alla fine è solo vivere la propria vita in un posto diverso.
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