La ragione dell’esistenza

Ogni cultura degna di qʋesto nome· si fonda su una viʃjone condiviʃa del mondo e del sɛnso dell’eʃistɛnza, che permette alle persɔne di intɛ̀ndersi tra loro e vìvere bɛne insjɛme e con sé stessi.

Cjɔ̀ che distingʋe la nɔstra cultura umana da qʋelle bàrbare· ɛ̀ la priorità che attribujamo a due entità fondamentali, intimamente connɛsse tra loro: la coscjɛnza e la ragjone. La nɔstra viʃjone del mondo e il sɛnso che riconoscjamo all’esistɛnza discendono da qʋesti soli due principi.

La coscjɛnza ɛ̀ il nɔstro assunto fondamentale, il nɔstro punto di riferimento tanto nella dimensjone individuale qʋanto in qʋella collettiva: ognuno di noi ha l’assoluta certezza di ɛ̀ssere coscjɛnte. La nɔstra cultura ɛ̀ umana perchè si fonda su un unico dato di fede, connaturato in ogni umano: io eʃisto.

La ragjone ɛ̀ il nɔstro strumento prìncipe, tanto nella dimensjone individuale quanto in qʋella collettiva, poichè l’ùnico accɛtto alla coscjɛnza: solo cjɔ̀ che ɛ̀ ragjonèvole appare cristallino alla luce della coscjɛnza; la coscjɛnza non tɔ̀llera altre autorità. La nɔstra cultura ɛ̀ umana perchè si affida a un unico mɛtodo, connaturato in ogni umano: cjɔ̀ che è ragjonèvole ha sɛnso.

La coscjɛnza ɛ̀ il fondamento dell’eʃistɛnza di ognuno di noi: ɛ̀ cjɔ̀ che essenzjalmente sjamo, prima di ɛ̀ssere Tizjo o Cajo. Sɛnza coscjɛnza il nɔstro cɔrpo vivrɛbbe prɔprjo come vive ora (agirɛbbe come agisce ora, penserɛbbe come pɛnsa ora, gjoirɛbbe come gjoisce ora…), ma qʋel cɔrpo non saremmo noi. Noi qʋindi sjamo la coscjɛnza: solo in qʋanto la coscjɛnza ɛ̀ nel nostro cɔrpo sjamo Tizjo o Cajo.

La coscjɛnza ɛ̀ l’Ɛ̀ssere: i nɔstri cɔrpi, qʋesto mondo e tutti i mondi possìbili· costituiscono il Divenire: sono dei fatti distinti tra loro che emɛ̀rgono e sparìscono obbedɛndo escluʃivamente a leggi naturali); la coscjɛnza invece non appartjɛne al Divenire, ma ɛ̀ l’Ɛ̀ssere: non ɛ̀ un fatto· nè la sua preʃɛnza ɛ̀ determinata da leggi naturali. Secondo le leggi naturali infatti la coscjɛnza non dovrɛbbe solo non ɛsserci· ma neppure ɛ̀ssere immaginàbile: se tutti credjamo diversamente ɛ̀ soltanto perchè sjamo noi la coscjɛnza e non possjamo dubitare di noi stessi.

L’eʃistɛnza ɛ̀ il prodotto dell’incontro tra Ɛ̀ssere e Divenire, del qʋale l’Ɛ̀ssere costituisce la sostanza e il Divenire la forma: l’Ɛ̀ssere ɛ̀ come la luce di un projettore, il Divenire ɛ̀ come la pellìcola illuminata da qʋesta luce fotogramma dopo fotogramma, l’eʃistɛnza ɛ̀ qʋanto vjɛne projettato sullo schermo.

Se l’Ɛ̀ssere illumina qʋesto mondo attravɛrso qʋesto nɔstro cɔrpo· ɛ̀ perchè qʋesto mondo merita di eʃìstere e qʋesto nɔstro cɔrpo ɛ̀ formidàbile a tal punto che l’Ɛ̀ssere scaturisce da esso. E che coʃì sia ci ɛ̀ evidɛnte dal momento che sjamo cɛrti di eʃìstere.

Poichè coʃì stanno le cɔse· lo scɔpo della nostra eʃistɛnza ɛ̀ colmare il Divenire di Ɛ̀ssere, cjoɛ̀ ordinare il mondo: dato che l’Ɛ̀ssere accɛtta solo cjɔ̀ che ɛ̀ bʋɔno (la coscjɛnza si espande nella gjustizja, nella gjɔja, nella virtù, nella verità e nella bellezza e si contrae fino a svanire nell’ingjustizja, nel dolore, nella viltà, nella falsità e nella bruttezza)· l’ùnica ragjone del nɔstra eʃistɛnza ɛ̀ coltivare tutto qʋanto c’ɛ̀ di bʋɔno in qʋesto mondo. Diversamente non avrɛbbe sɛnso eʃìstere.

Sjamo tutti la coscjɛnza, qʋindi sjamo tutti l’Ɛ̀ssere, qʋindi sjamo tutti la stessa cɔsa: la nɔstra cultura consiste nel vìvere con qʋesta consapevolezza. Dentro ogni umano ci sjamo noi e noi non sjamo solo il nostro cɔrpo: per qʋesto vivjamo con onore, gjojamo pjenamente della nɔstra eʃistenza, non temjamo il sacrificjo e ci ponjamo al servizjo di ogni umano. Qʋesta consapevolezza ci distingʋe dai bàrbari, che vìvono invece con viltà e meschinità una vita insulsa nella paura del fallimento individuale.

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