Bisogna tradurre i termini scientifici? (Davide Carretta)

Buonasera Yichi!

Il modo più diffuso di dirlo è certamente “il COVID-19”, rendendolo con il maschile; ora, probabilmente chi lo fa decide di farne quest’uso per uno dei seguenti due motivi (se non entrambi):

1. Il maschile si riferisce al fatto che la malattia è causata dall’infezione per mezzo di un virus (maschile).

2. Il maschile è preponderante nei media.

Quanto alla visione prettamente linguistica, etimologicamente COVID-19 è decostruibile, come accennavi nel tuo messaggio, in COronaVIrus Disease 19. Stando a ciò, essendo “malattia” la traduzione più diretta di disease, il termine dovrebbe essere un femminile.

Nonostante ciò, il nome dato al virus (Coronavirus), contenendo la stessa parola virus al suo interno rimane un maschile.

Dunque, suggerisco le forme:

– il coronavirus

– la COVID-19

Amo giocare con il linguaggio, decostruirlo, scomporlo e ricomporlo, per cui trovo molto interessante la forma “malcordinova”. È costruita analogamente a COVID-19, ossia prendendo delle sillabe (o semplici lettere) dalla denominazione intera, e questo lo trovo un modo affascinante di decostruire la lingua italiana creando utili neologismi.

COVID-19 è la forma diffusa quasi in tutto il mondo, almeno nelle lingue scritte con l’alfabeto latino, ragion per cui troverei leggermente svantaggiosa l’idea di sostituirla con la variante “all’italiana”.

Mi spiego.

Se in luogo di COVID-19, dall’inizio della pandemia, si fosse diffuso il termine “malcordinova”, gli italiani avrebbero avuto sì un proprio termine per indicare la malattia, ma si sarebbero distinti da tutti gli altri. Ovviamente ciò non causa enormi problemi: al posto di una parola, se ne imparano due! Che problema c’è?

Ma in un mondo indirizzato (se non immerso) sempre più nella globalizzazione, è molto più comodo avere un unico termine, per di più per una malattia che affligge contemporaneamente l’intero pianeta.

Ragion per cui per quanto artisticamente io trovi la forma malcordinova geniale e curiosa, preferirei, in definitiva, la forma “la COVID-19”.

È difficile non avere parole “acqua” o “cornacchia”, dal momento che noi esseri umani siamo soliti denominare tutto ciò con cui entriamo a contatto.

Tempo fa immaginavo come sarebbe utilizzare i termini in nomenclatura binomiale in luogo dei comuni lemmi. La trovo un’idea interessante, benché dubito che possa essere fatto se non in pochi ambiti. In tali ambiti, l’algoritmo che suggerisci mi sembra potenzialmente molto produttivo!

Ringrazio per la domanda e per i complimenti! Spero che la mia risposta sia soddisfacente!

Buon proseguimento,

Davide

Davide Carretta è linguista di genio e poliglotta di talento: ama e studia tutto ciò che riguarda la e le lingue.
Puoi seguirlo sul suo canale YouTube di divulgazione “Davide Carretta – Polymatia”: https://www.youtube.com/channel/UCN3LqRvYgepAPwuSTWcWuQA

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