Stefania Maurizi: 1. La peste suina africana potrebbe essere stata diffusa in Cina dagli Stati Uniti?

Salve signora Maurizi, sono Yichi.

Nel 2018· in Cina· si è verificata la più grave epidemia di peste suina africana di sempre, provocando l’abbattimento di più del 50% dei maiali del paese.

Questa epidemia ha causato danni all’economia cinese per almeno 140 miliardi di dollari, facendo inoltre lievitare il prezzo della carne suina.

Per soddisfare le richieste del mercato interno· la Cina ha dovuto revocare il bando sulla carne suina canadese e i dazi su quella statunitense.

In questo modo· ha perso la principale leva che aveva per esercitare pressioni economiche direttamente sul Canada· per il caso Huawei.

La peste suina africana è riconosciuta come agente da guerra biologica· per la facilità di utilizzo e l’enorme impatto che può avere sul paese colpito.

Lei pensa sia giusto· quantomeno prendere in considerazione· l’eventualità che la peste suina africana possa essere stata diffusa intenzionalmente in Cina dagli Stati Uniti?

Non sarebbe infatti la prima volta che simili epidemie si verificano in momenti di tensione con gli Stati Uniti.

Nel 1971 un’epidemia di peste suina africana mise infatti in ginocchio l’economia cubana, mentre nel 2007 fu colpita la Russia· poco prima della guerra con la Georgia.

Sia i cubani che i russi sospettarono apertamente gli Stati Uniti· ma non esistendo prove· questi sospetti vennero tacciati dai giornali di complottismo e di maldicenza.

Questo modo di procedere dei giornali· è però contrario alla normale procedura raccomandata dagli studiosi dei metodi di riconoscimento degli attacchi biologici.

Questi ultimi· infatti sono concordi nel dire che gli attacchi biologici non lasciano solitamente prove· e quindi è sbagliato limitarsi alle sole prove.

Bisogna invece applicare degli appositi modelli analitici· creati appositamente per stimare la verosimiglianza dell’ipotesi intenzionale, senza escluderla a priori.

E questo· soprattutto quando un’epidemia emerge in un contesto di tensione internazionale, come nel caso della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.

E a maggior ragione quando, come è accaduto in Cina, sono stati riportati casi di droni operati da criminali che diffondevano materiale infetto negli allevamenti.

Pongo a lei questa domanda· perché è una giornalista d’inchiesta di grande esperienza, che sta studiando approfonditamente il caso Huawei nel contesto delle pressioni statunitensi contro la Cina.

Grazie e buona giornata.

Stefania Maurizi è giornalista d’inchiesta di grandissima esperienza e dalla fortissima etica professionale: ha lavorato personalmente con “WikiLeaks” sin dagli albori, facendo scoprire i suoi archivi non solo al pubblico, ma anche alla stampa italiana (tra le tante sue scoperte, c’è quella di Berlusconi spiato dalla NSA), e i file di Snowden; attualmente è testimone al processo di Assange a Londra.
Giornalista per “Il Fatto Quotidiano”, ha lavorato per “Repubblica” e “L’Espresso”.
Potete seguire la sua attività su Twitter, dove vi aggiornerà sulle sue attività e su articoli molto interessanti: https://.twitter.com/SMaurizi

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